di Ray Cooney (2019)
La scena si svolge in una villa in cui fervono i preparativi per la festa di compleanno di Katy, figlia unica di Mary Hardcastle. Costei ha deciso di chiudere un vecchio conto con un ex socio in affari destinando un cospicuo lascito in denaro al legittimo erede che, rintracciato attraverso un’inserzione sul giornale, si presenta puntualmente alla villa la sera stessa accompagnato dal suo avvocato.
Il beneficiario, certo Billy Hickory Wood, è un sempliciotto, con qualche carenza mentale che gli conferisce comportamenti infantili e
inevitabili gaffes. Su questo avvio è facile intuire le conseguenze. Ma siamo solo all’inizio. Ben presto scopriamo che esiste un secondo fratello Hickory Wood, Rupert, figlio di un’aristocratica chiusasi in
convento dopo il parto, e tanto basti ad immaginare che cosa accadrà a causa della grande somiglianza fisica fra i due, ignari della reciproca esistenza. Le cose si complicano quando compare il terzo Hickory Wood, Michael, frutto di un’avventura irlandese del non troppo fedele papà, e infine il quarto, Pierre. Come si conviene ad un’autentica farsa all’inglese le scene e le battute si susseguono con cronometrica precisione in un crescendo di equivoci, travestimenti, sostituzioni di persona, piccoli imbrogli e inaspettati colpi di fulmine, a cui danno un deciso contributo le caratterizzazioni di tutti i comprimari.